Quanto costa la non autosufficienza?
L’estate sta volgendo al termine: chi preferisce il mare, chi la montagna e chi invece… la città.
Però non è sempre una scelta!
Mi spiego meglio:
no, non sto parlando di “mancanza di fondi” quanto piuttosto di una necessità.
Perché? Perché a casa potrebbe esserci qualcuno che ha bisogno di noi… magari ci sono i nostri genitori che non possono essere lasciati soli.
Ed ecco che allora l’unica alternativa che possiamo esercitare è quella di alternarci, magari con parenti o amici, oppure diventa necessario chiedere un aiuto esterno proprio per quei giorni in cui ci allontaniamo da casa. Ma questa ultima opzione di solito viene scartata perché non ci fidiamo di terze persone oppure più semplicemente una vocina nella nostra testa ci dice che saremmo dei figli degeneri ad allontanarci dai nostri genitori per andare a “divertirci” da qualche parte.
Dico bene?
Allora, questo ultimo passaggio rappresenta una dinamica all’ordine del giorno della nostra società e penso ci sarebbe molto da dire sull’influenza sociale di questo aspetto ma non ho le competenze adatte per approfondire il tema.
Voglio dunque concentrarmi su dati e informazioni che invece riguardano la mia attività e aiutarci a fare delle riflessioni in tal senso.
Il nostro paese conta 58,94 milioni di abitanti.
13 milioni di queste persone appartengono alla fascia over 65 e l’Italia si posiziona come uno dei paesi più longevi al mondo (si posiziona seconda soltanto al Giappone).
Più del 25% di questi tredici milioni abita da solo e, se è vero che l’aspettativa di vita sta crescendo sempre di più, non possiamo certo dire la stessa cosa nei termini della qualità di vita.
I dati ci dicono infatti che tanto più saliamo con l’età tanto è più frequente incontrare persone che convivono con patologie cronico-degenerative.
Proviamo a tradurre questi numeri sul lato pratico. Che cosa significa tutto ciò?
Significa che le persone di cui stiamo parlando avranno sempre più bisogno di un sostegno perché vivere da soli diventerà sempre più complesso.
Un formatore un giorno ha detto: “Domenica vai a fare una passeggiata nella piazza del tuo paese e guardati intorno: una persona su due è accompagnata da qualcuno, perché da solo non riuscirebbe ad uscire di casa”.
Nelle prime fasi sicuramente l’aiuto può essere cercato e trovato all’interno della famiglia ma… qua la coperta comincia a diventare corta. Provo a spiegarti perché.
Sappiamo che il nostro paese è un paese “anziano”. Cosa significa? Che facciamo pochi figli.
Perché questo? Perché “costa troppo” e anche perché mancano una serie di sussidi e sostentamenti che rendono fattibile gestire dei bambini piccoli. Molto spesso chi diventa genitore si trova a dover compiere una scelta: uno dei due genitori potrebbe ritrovarsi a scegliere di rimanere a casa o modificare il proprio lavoro per avere una maggiore flessibilità ma, di solito, questi cambiamenti comportano anche una riduzione di reddito a fronte, comunque di spese maggiori.
Ecco, tutte queste considerazioni sono valide anche per i nostri “anziani”.
La cura di un’altra persona è un’attività impegnativa, che impatta nella nostra vita privata e lavorativa.
Possiamo anche non parlarne e fare finta di nulla ma se ci fermiamo a riflettere, comprendiamo molto bene che le implicazioni non sono poche.
Ed esiste anche un'ulteriore complicazione, se posso dire la mia. Ovvero che molto spesso le patologie che incontriamo nella terza età rischiano di essere totalizzanti per i caregiver oltre a richiedere delle competenze assistenziali e mediche che non è assolutamente scontato avere.
Ecco che allora l’ “aiuto” esterno diventa una necessità e non più un’opzione.
A volte, quando la situazione si complica davvero, il ricovero presso una casa di cura diventa quasi l’unica soluzione. Non voglio, in questa sede, basare il confronto su cosa sia più o meno etico fare: non è questo il luogo adatto.
Quello che ti sprono e fare è fermarti un istante e provarti a visualizzare in questa situazione: uno o entrambi i tuoi genitori hanno avuto un grave peggioramento di salute. Cosa fai? Sei pronto a gestire questo scenario?
Fermati e pensa: quante, tra le persone che conosci stanno vivendo o hanno vissuto una situazione di questo tipo?
Tu potresti dedicarti completamente al sostentamento di questa persona? Quanti famigliari e/o amici hai per poterti dare un cambio? Hai tutte le competenze “tecniche” per assistere nel migliore dei modi il tuo famigliare?
Ora voglio condividerti un altro paio di numeri.
Avere qualcuno che si prende cura del tuo famigliare può determinare una spesa per la tua famiglia che oscilla tra i 1.200€ e i 2.400€ al mese.
Se l’assistenza richiesta fosse 24/7 allora la spesa potrebbe facilmente raddoppiare o anche di più.
Quindi ti chiedo: se questa situazione dovesse presentarsi domani, tu e la tua famiglia, sareste in grado di sostenere questa spesa? E se sì, per quanto tempo?
E non commettere l’errore di pensare che ci sia sostentamento da parte dell’INPS perché è molto meno generosa di quanto potresti pensare (ma di questo parleremo in un altro momento).
Sai quali sono gli scenari più comuni?
Molto spesso, in situazioni di emergenza, si dà fondo ai propri risparmi ma, te lo richiedo: quanto a lungo puoi sostenere questa situazione?
Mi è capitato di incontrare persone che avessero più case di proprietà e, comprensibilmente, il primo pensiero è: “dovesse accadere qualcosa, c’è sempre la casa. Si può vendere.”
Ed io, puntualmente, domando: “Vendere o svendere?”
Perché se sei in emergenza, la casa non la vendi... la svendi.
E ora ti chiedo: ha senso? E’ un approccio costruttivo?
Sono stati fatti dei sacrifici, inevitabilmente, nel corso della vita affinché tu e la tua famiglia poteste godere di quel bene: riesci a disfartene così facilmente? Rinunciando magari a decine di migliaia di euro perché ti servono soldi? Oppure esiste un’alternativa?
Ora: da diversi anni anche l’industria assicurativa si sta adoperando per offrire una soluzione in tal senso offrendo delle vere e proprie rendite che vengono erogate in caso di non autosufficienza dell’assicurato. Questa nuova liquidità diventa quindi parte integrante del bilancio famigliare e possono essere utilizzate per sostenere spese aggiuntive in caso di necessità.
Ti invito dunque, quando affronti un discorso di pianificazione finanziaria, a prendere in considerazione anche questo scenario che sta diventando sempre più una certezza.
I parametri che andrebbero presi in considerazione per costruire un efficace piano di sostegno sono diversi e cambiano per ciasuna famiglia. Dipendono dalla capacità economica di ciascun membro, dalle varie pensioni a cui si ha accesso nei casi più gravi di non autosufficienza e dai beni che attualmente formano il patrimonio famigliare che possono esser gestiti per incrementare le risorse da destinare a questa emergenza.
In generale suggerisco di farsi consigliare da un consulente affinché si possa disegnare una strategia funzionale e che tenga conto dei bisogni e degli obiettivi a medio e lungo termine.
Contatta Simona al +39 339 727 2644 o scrivi una mail a info@simonavolpi.it
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Simona Volpi, consulente per la pianificazione assicurativa
Sono la penna dietro “La Bussola Assicurativa”; ho deciso di creare questo blog perché durante il mio percorso professionale mi sono accorta di quanta poca informazione ci sia in termini di assicurazioni e pianificazione finanziaria. Mi sono accorta della confusione negli strumenti da utilizzare per i diversi obiettivi che ci poniamo e penso che sia solo attraverso l’informazione che si possa accorciare la distanza tra quello che desideriamo e quello di cui abbiamo bisogno.